L’ORGANO AMATI - GIUDICI
CENNI STORICI

Lo strumento della Basilica di S. Michele è opera del valente organaro Angelo Amati attivo in Pavia nella prima metà dell'ottocento.
Le prime notizie riguardanti la costruzione di un nuovo organo si trovano in una lettera dell'avvocato Luigi Maj, non datata (probabilmente del 1836), indirizzata alla Fabbriceria della Basilica. In essa il relatore premette che alle "molte cure per migliorare lo stato di questa insigne Basilica, avvi da aggiungere quella dell'Organo" in quanto quello attuale "per lo stato di rovina in cui trovasi, anziché conciliare quel raccoglimento che la santità del luogo ricerca, anziché condecorare le sacre funzioni, molesta il devoto ed eccita quasi il riso, ed il pensare a farlo ristorare non sarebbe più dell'esporsi ad una spesa rilevante con poca durata”, . Aggiunge quindi di aver "conferito e combinato, con il Sig. Angelo Amati, un piano di nuovo Organo adattato alla maestà della Basilica”.
I lavori di installazione del nuovo Organo dovettero procedere molto lentamente, essendosi incontrati diversi ostacoli tecnici (lo scavo nel muro meridionale del presbiterio) e finanziari, come attestano le diverse lettere della fabbriceria anche posteriori al collaudo dello strumento e le sollecitazioni dell'Amati al pagamento di almeno una parte dell'opera.

Il grande Organo Amati non doveva godere di vita lunga nel luogo dove era stato collocato. Negli anni 60/70 infatti si iniziarono I lavori di restauro della Basilica, con l'intento di ridare alle strutture la loro fisionomia originaria. Notizie sui restauri interni ed esterni della Basilica avviati dalla fabbriceria e con la partecipazione di diversi organismi del giovane Regno d'Italia, si possono reperire in diverse cartelle  dedicate ai "Restauri della Basilica". Una delle esigenze principali avvertite dai promotori dei restauri fu quella di liberare l'altare da tutte le sovrastrutture accumulatesi nel corso dei secoli per riportare alla luce le sobrie linee del romanico.

Venne deciso perciò il trasporto dell'organo e la sua collocazione nella "prima campata del matroneo di mezzodì, di rimpetto all'altare del SS. Crocifisso, riservata l'altra campata immediatamente successiva pel collocamento dei mantici". Così è scritto nel contratto stipulato dalla fabbriceria e II collaudo, dello strumento così ristrutturato venne effettuato il 2 Maggio 1871 del prof. Cav. Vincenzo Petrali compositore e organista in S. Maria Maggiore a Bergamo. il quale rilasciò la seguente dichiarazione:

"Dietro incarico dell'Onorevole Fabbriceria dell'Insigne Reale Basilica di S. Michele in Pavia ho esaminato in oggi le opere del ristauro e miglioramento eseguite all'organo di detta Basilica dal Sig. Alessandro Giudici di Bergamo, e ne ho sperimentato tutti gli effetti col suono di detto Organo alle Sacre officiature del giorno 30 spirato Aprile, in seguito a che e con vera compiacenza e per amore di verità che voglio dichiarare come dichiaro: che il Sig. Giudici ha lodevolmente eseguite a regola d'arte tutte le opere convenute nella scrittura di contratto 30 luglio 1869, per cui l'organo é rimasto di un effetto soddisfacente tanto dal lato armonico come per la parte meccanica. Merita poi speciale menzione la fermezza ed eguaglianza del vento mediante una macchina motrice la quale alimenta esuberantemente tutti i somieri impedendone il minimo difetto d'asma, per qualunque abuso ne faccia il suonatore colle più nutrite armonie ne' tempi i più concitati. Per il che l'effetto armonico oltre di avere conservato il suo carattere originario, aumentò in brio, in chiarezza e quindi migliorò d'assai nell'equilibrio d'assieme. Ciò posto dichiaro meritevoli di collaudazione tutte le opere state eseguite dal Sig. Alessandro Giudici".

Sembra tuttavia che il Sig.Giudici non abbia ultimato del tutto i lavori previsti dal contratto, in quanto esiste agli atti una lettera con la quale la fabbriceria esprime il suo disappunto per il modo con il quale il Giudici avrebbe piantato i lavori tornandosene a Bergamo. Più significativa ancora è la nota in data 14/7/1871, con la quale il Cav. Luigi Lingiardi afferma di "essersi recato più volte e co' propri lavoranti sull'Organo medesimo per liberarlo dai strasuoni a cui andava continuamente soggetto, mutando molle per sostituirle di filo ottone durissimo e ripassando tutta la meccanica dei ginocchi di trasmissione. Nelle settimane poi precedenti il collaudo il Lingiardi si occupò specialmente della parte armonica dello strumento, intuonando parecchie canne a lingua e ripassandolo nell'accordatura onde presentarlo al Maestro collaudatore nel miglior stato possibile. L'importo delle praticate operazioni si limita a Italiane lire 70."

Come si vede, si deve al Lingiardi, più che al Giudici, se lo strumento fu rimesso di nuovo in efficienza e giudicato tale dal Maestro Collaudatore.

In ogni caso il trasloco dell'Organo danneggiò in modo grave le originali strutture dell'Amati: il somiere principale tagliato in due, la facciata rifusa, l'Organo Eco distrutto, alcuni registri soppressi, canne tagliate, piegate, adattate ad una nuova intonazione, basseria staccata dal resto dell'Organo, tutto questo ha alterato profondamente la fisionomia dello strumento originale.

[notizie tratte da un dattiloscritto del 1981 che raccoglie in un unico documento le notizie sparse riguardanti l'Organo della Basilica]

 

 

 

 

 

 

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